Fotografia, Stories

Yusuke Sakai – Salaryman Blues

Ciao Yusuke, parlaci di te e di come ti sei avvicinato alla fotografia.

Sin da bambino ho amato disegnare e fare creazioni, ma non ci ho mai dedicato molto tempo. Quando avevo 26 anni, dovevo fare un video per il ricevimento di matrimonio di un’amica, quindi ho comprato una macchina fotografica mirrorless appositamente. Dopo tutto ciò ho tenuto la macchina fotografica e con quella ho iniziato a fotografare. Sono stato attratto dal mezzo della fotografia grazie al suo tempo di feedback rapido, dal momento in cui decido di scattare una foto al momento in cui l’ho prodotta.

Come è nato “Salaryman Blues”?

In quel periodo ero appena stato trasferito in uno dei reparti più faticosi nel mio posto di lavoro. Mentre lavoravo fino a tarda notte ogni giorno, avevo l’illusione che la mia coscienza avesse lasciato il corpo e mi stesse guardando battere sulla tastiera del computer. Mi sentivo come se fossi in un cinema, fissando con aria assente un flusso continuo di immagini. Anche se ero io ad apparire nelle immagini, le stavo ancora guardando oggettivamente come semplici immagini. Quindi mi sentivo come se stessi guardando me stesso dall’alto, come se fossi una proiezione astrale. Nelle mie giornate trascorse ai limiti fisici e mentali, al confine tra me stesso e il mondo, tra realtà e delirio, ho deciso di creare un autoritratto che riproducesse l’immagine di me che guardo dall’alto me stesso. È stato anche un tentativo di stabilizzare la mia mente osservando e registrando oggettivamente le mie condizioni. Ho usato un autoscatto con un telecomando esterno per scattarmi le foto.

Quali sono le tue ispirazioni?

Le mie ispirazioni provengono da molte fonti. “Salaryman Blues” è stato ispirato da un’esperienza personale. Il ritratto “Unfamiliar Planet” è basato su una sensazione di disagio che ho percepito sin dall’infanzia. Il punto di partenza per “Riverside” è stato il fatto che la mia vita di solito consiste in un viaggio di andata e ritorno di 5 km da casa al lavoro. Ciò che hanno in comune è che sono strettamente connessi ai miei pensieri e alle circostanze nel momento del concepimento. Quindi posso dire che l’ispirazione viene dalla mia vita.

Come hai trovato le tue storie? Qual è la prima cosa che fai prima di iniziare un progetto?

Provo a scrivere la motivazione e il background degli scatti prima di iniziare un progetto. Da lì, mentre ripeto il processo di scatto e selezione, cerco di riflettere sulle cose nuove che noto e che penso, e faccio cambi di rotta, quindi scatto di nuovo e seleziono sulla base di questo raffinamento.

Hello Yusuke, talk about you and how did you start photography.

I have loved drawing and crafting since I was a child, but I never spent much time creating. When I was 26 years old, I had to make a video for a friend’s wedding reception, so I bought a mirrorless camera. Later, with the camera I had left, I started taking pictures. I was attracted to the medium of photography because of its fast turnaround time from the time I decide to take a picture to the time I output it.

How “Salaryman Blues” is born?

At the time I was transferred to one of the most strenuous departments in my workplace. As I worked late into the night every day, I had the illusion that my consciousness had left my body and was watching me tapping away on the computer keyboard. At that time, I felt as if I was in a movie theater, just staring blankly at a continuous stream of images. Even though it was me who appeared in the images, I was still looking at them objectively as just images. As a result, there were times when I felt as if I was looking down on myself from above, as if I were astral projection. In the midst of my days spent at the physical and mental limits, at the boundary between myself and the world, between reality and delusion, I decided to create a self-portrait work that reproduced the image of me looking down on myself. It was also an attempt to stabilize my mind by objectively observing and recording my condition at the time. I used a self-timer with an external remote control to take pictures of myself.

Which are your inspirations?

My inspirations come from many sources. “Salaryman Blues” was inspired by an experience that occurred to me. The portrait “Unfamiliar Planet” is based on a feeling of discomfort that I have had since childhood. The starting point for “Riverside” was the fact that my life usually consists of a 5km round trip from home to work. What they all have in common is that they are closely connected to my own thoughts and circumstances at the time of conception. Therefore, I can say that inspiration comes from my own life.

How did you find your stories? What is the first thing that you make before you start a project?

I try to write about the motivation and background of the shoot before I start a project. From there, as I repeat the shooting and selection process, I try to reflect new things I notice and think about, and make course corrections, and then shoot and select again based on that.

sakaiyusuke.com
IG yusukesakaiphotography
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